TORNEREMO A VIAGGIARE E SARA' BELLISSIMO

Gli alberi sono altissimi e folti, alcuni fioriti altri completamente verdi. Il sole illumina i campi e l’azzurro del cielo si mescola al giallo e al lilla. Sporadicamente stormi di uccelli scuri attraversano questa tavolozza di colori pastello. Il paesaggio è un tale incanto che restiamo entrambi in silenzio a goderci la magia. «Ogni viaggio è un passo in più verso il paradiso» dico dopo un po’. Marcello, senza mai distogliere lo sguardo dalla strada, inizia una specie di monologo: «Io non viaggio per sfuggire dal mondo, ma porto chi amo a spasso con me. I miei cari scomparsi, che vedono attraverso di me i luoghi a loro ignoti. E mi piace raccontare la gente che incontro, le esperienze che faccio. Mi piace sentirmi viandante solitario, ma so che in realtà non sono mai solo. Mi sento al tempo stesso uno specchio e uno scrigno: rifletto le bellezze evidenti e custodisco tesori nascosti». Aspetto il mio turno, aprendo un dibattito sul concetto di viaggio. «Io invece amo viaggiare per il gusto di ritornare. Perché rivedrò i miei cari, riprenderò le vecchie abitudini, riscoprirò le bellezze nostrane di cui percepivo la mancanza… Il viaggio è un esercizio che risveglia la nostra coscienza e ravviva la nostra intelligenza, accresce la curiosità e ci aiuta ad affrontare le avversità e gli imprevisti. Il viaggio è esso stesso un paradigma della felicità, è l’irruzione di un evento straordinario nell’ordinario». «Esatto. È uscire dai binari della quotidianità che ci dà energia». «È soprattutto il post-ritorno a fare la differenza. È dal modo con cui si ricomincia la propria vita che si comprende quanto davvero il viaggio sia servito». Marcello annuisce, abbozzando un sorriso compiaciuto mentre io torno a guardare fuori dal finestrino. Inizio a vedere le prime masserie. Molte oggi sono adibite a sale ricevimenti oppure sono divenute masserie didattiche. Tutt’intorno, per chilometri e chilometri, ci sono solo ulivi. La loro storia è scolpita nei tronchi, sono loro a suggerirci che sono lì da secoli a sorvegliare i passanti. Penso ai loro frutti, da cui nasce l’oro verde di questa terra, l’olio. E mi torna in mente la merenda che tutti i giorni mi preparava mia nonna: pane, olio e sale. Quanto pizzicava in gola l’olio nuovo! «Marcello, quanto è vero il detto “olio e sale fanno buono lo stivale”». «Altroché! “Fammi povero di legno e ti farò ricco di olio”. È quello che l’ulivo chiede a chi se ne prende cura. Una buona potatura assicura un ottimo raccolto amico mio!». «Verissimo». Stralcio dal libro Nostos (Les Flaneurs Edizioni)

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